Per varici degli arti inferiori si intende una dilatazione permanente, molto più evidente in stazione eretta, delle vene superficiali degli arti inferiori.
Molto spesso è interessata da questa malattia la vena grande safena che decorre sulla faccia interna delle cosce e delle gambe; molto spesso, sono dilatati anche i collaterali della vena. Sono una patologia molto frequente che colpisce una donna su tre ed un uomo su quattro. Le varici degli arti inferiori, da molti interpretate sostanzialmente come un inestetismo, rappresentano invece una vera e propria patologia (insufficienza venosa) che, se trascurata, può complicarsi anche in modo grave con flebiti, trombosi sino alla embolia polmonare.
Le vene dilatate e danneggiate non permettono un normale ritorno del sangue verso il cuore, ciò provoca un fenomeno noto come “stasi venosa”. Questa condizione comporta sintomi che si aggravano con la stazione eretta prolungata e con il caldo. L’indicatore principale della insufficienza venosa da varici è la visibilità costante delle vene dilatate negli arti inferiori. In fasi iniziali le varici sono asintomatiche ma, con il passare del tempo, possono presentarsi i seguenti segni:
Le varici si formano quando le vene non portano correttamente sangue al cuore e si realizza la tendenza al ristagno del sangue. Le vene delle gambe hanno l’ingrato compito di riportare il sangue dal distretto inferiore del corpo, contro la forza di gravità; per fare ciò sfruttano diversi meccanismi, come ad esempio la contrazione dei muscoli delle gambe, la spinta plantare della deambulazione e le valvole “a nido di rondine” presenti all’interno delle vene, valvole che impediscono la ricaduta del sangue verso il basso (reflusso). Quando questi meccanismi non si compiono correttamente il sangue ristagna e le vene si dilatano.
Va inoltre considerata la predisposizione genetica ed alcune circostanze particolarmente favorenti come i lavori che si svolgono stando fermi in piedi o seduti nella stessa posizione per lungo tempo, o anche alcune circostanze fisiologiche ma particolarmente “stressanti” per le vene come la gravidanza.
Non potendo evitare la predisposizione genetica, si deve necessariamente agire su quelle cause potenzialmente modificabili. Diviene quindi importante evitare l’aumento di peso così come la vita particolarmente sedentaria o la prolungata esposizione a fonti di calore o al sole. Compatibilmente con la propria attività andrebbe evitata la posizione in piedi fermi protratta nel tempo e magari “aiutare” il ritorno venoso con l’utilizzo di una calza elastica (la cui compressione e misura deve essere definita dallo Specialista). In caso di gravidanza è opportuno effettuare controlli specifici soprattutto in caso di familiarità per varici (genitori) al fine di evidenziare in fase iniziale l’insorgenza di una insufficienza venosa che, se precocemente contrastata, può regredire dopo il parto.
Per la vita quotidiana sono da sconsigliare indumenti particolarmente aderenti o che possano creare “cingoli” al ginocchio o all’inguine e sono da preferire scarpe con tacco medio per non ostacolare i meccanismi “propulsivi” venosi della gamba.
Il più importante concetto a questo riguardo è che le varici non sono tutte uguali e quindi che il trattamento deve essere suggerito sulla base di un accurato studio eseguito dallo Specialista. Presso Ipazia Day Clinical Center di Catanzaro è possibile sottoporsi ad una visita specialistica con il dott. Matteo Bossi, esperto in chirurgia vascolare. Il dott. Bossi effettuerà un ecocolordoppler al fine di individuare il trattamento ideale a seconda condizione di partenza del paziente.
Il dott. Matteo Bossi è uno specialista per le varici e vene varicose, cerchi un dottore per un consulto, oppure per un intervento chirurgico a Catanzaro o in Calabria, il dottor Matteo Bossi è un’eccellenza medica in Calabria e opera al Centro IPAZIA, altra eccellenza Calabra per la Sanità.
– Terapia non chirurgica
La terapia elastocompressiva rappresenta uno dei capisaldi del trattamento dell’insufficienza venosa cronica. Il suo principio di azione consiste nell’applicare una pressione esterna che controbilancia le pressioni intravenose patologiche al fine di compensare l’ipertensione venosa da reflusso del sistema venoso (elastocompressione terapeutica). Stiamo parlando di gambaletti o collant con elastocompressione graduata, regolata da diverse classi di compressione a seconda dei millimetri di mercurio esercitati (mmHg). La pressione esercitata sarà più alta in basso e decrescente verso l’alto (radice del polpaccio o coscia) in modo da favorire il ritorno venoso verso il cuore.
I flebotonici sono sostanze che includono numerose molecole di origine soprattutto naturale con varie azioni sul sistema venoso come l’aumento del tono vasale, l’azione antiossidante, antiedemigena (riduzione della fragilità e permeabilità capillare) e la riduzione dell’infiammazione. Alcuni composti contengono la combinazione di due o più principi attivi che ne incrementano l’efficacia. Il loro utilizzo consigliato già negli stadi molto iniziali dell’insufficienza venosa, soprattutto quella caratterizzata dalle teleangectasie (“capillari”) come aiuto al quadro sintomatologico possibile. Ove presenti le varici con reflussi venosi più gravi, o in stadi ancora più avanzati, saranno necessari introdurre altri trattamenti di tipo chirurgico.
– Trattamento chirurgico
Il reflusso patologico lungo le safene, o nelle vene perforanti, con presenza di varici di grosso calibro rappresenta l’indicazione elettiva al trattamento chirurgico. Il trattamento ha due obiettivi: risolvere il reflusso patologico lungo la safena e rimuovere le varici a valle. Il reflusso patologico della grande e piccola safena si tratta attraverso numerose tecniche. Lo standard chirurgico ablativo lo stripping (rimozione) della vena grande safena e la legatura delle vene perforanti incontinenti: con questa tecnica si esegue anche la crossectomia, ovvero la legatura di tutte le collaterali safeniche affluenti, al fine di ridurre le recidive a medio e lungo termine. Lo stripping è considerato un intervento chirurgico poco invasivo, eseguito per lo più in day surgery o in setting ambulatoriale. È possibile un’anestesia loco-regionale o spinale. La deambulazione è immediata e la ripresa all’attività lavorativa è di circa 5-7 giorni. Le complicanze sono minime caratterizzate soprattutto da ematomi con risoluzione spontanea. Il reflusso safenico può essere oggigiorno curato senza la rimozione della safena ma obliterandola (chiudendola) dal suo interno. Tecniche endovascolari di obliterazioni della safena prevedono:
Per questo tipo di tecniche si utilizza per lo più un’anestesia locale più o meno estesa in regime ambulatoriale, con una ripresa all’attività lavorativa di 1-3 giorni. Le complicanze di questo tipo di tecnica sono minime, caratterizzate da possibili discromie cutanee, eritema reattivo ed ematomi. Una volta curato il reflusso safenico con una delle tecniche sopradescritte, infine la rimozione delle varici è possibile con delle flebectomie (incisioni cutanee minime e rimozione) o iniezioni di liquido sclerosante o “colla”. L’indicazione al trattamento della malattia varicosa deve tener conto principalmente del beneficio per il paziente dell’atto chirurgico, in relazione allo stadio della malattia e alle condizioni cliniche del paziente. È per questo necessario un consulto con uno specialista che valuterà, in base al grado della malattia, il trattamento più idoneo fatto su misura del paziente. Il dott. Matteo Bossi è specializzato nel trattamento di vene varicose e presso Ipazia Day Clinical Center riceve i suoi pazienti su appuntamento.
Il nostro esperto in chirurgia vascolare, valuterà la tecnica migliore in base alle esigenze specifiche del paziente, tenendo conto che non esiste una tecnica migliore dell’altra, ma la migliore per quel paziente in termini di complicanze immediate (poche per tutte le tecniche) e soprattutto di recidive della patologia a distanza. Una elastocompressione più blanda (elastocompressione preventiva) è auspicabile anche dopo il trattamento per diminuire il rischio di recidive. Per tutte queste ragioni, è sempre bene ricordarsi dell’importanza di sottoporsi ad una visita specialistica di controllo con un eco-color doppler per monitorare il nostro sistema venoso.
La complicanza più frequente delle varici è rappresentata dalle flebiti. Queste sono provocate dall’ infiammazione della vena superficiale che diventa dolente ed è coperta da cute arrossata. Normalmente le flebiti, se sono localizzate solo alle vene superficiali e non interessano il circolo venoso profondo, non comportano conseguenza gravi ma, se si ripetono nel tempo, possono provocare grande disagio al paziente. Diversa, ma spesso confusa con la flebite, è la trombosi venosa: in questo caso si formano coaguli di sangue all’interno delle vene che divengono dure al tatto e dolenti. Spesso le trombosi insorgono su vene varicose, già di per sé predisposte alla formazione di coaguli a causa della stasi di sangue. La trombosi della safena o di gavoccioli varicosi può anche evolvere e progredire coinvolgendo il circolo venoso profondo, determinando un importante incremento dell’edema, del senso di peso e del dolore all’arto inferiore.
L’insufficienza delle vene superficiali può, se non curata chirurgicamente o mediante calza elastica idonea, provocare una progressiva sofferenza della pelle, soprattutto a livello del malleolo interno. Questa si caratterizza per la comparsa di colorito scuro ed assottigliamento progressivo della pelle stessa (discromia e distrofia cutanea). Nei casi più gravi si possono presentare delle ulcere cutanee (ulcere flebostatiche) che hanno grande difficoltà alla guarigione.
Sicuramente intervenendo in maniera repentinamente e sottoponendosi a controlli periodici. Prenota la tua visita di controllo con il dott. Matteo Bossi presso Ipazia Day Clinical Center di Catanzaro!
Articolo a cura del Dott. Matteo Bossi
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